Se esistesse come reato, il PD verrebbe condannato in tutti i gradi di giudizio: occupazione abusiva di territorio politico, il territorio della sinistra. Il PD, Partito Democratico fondato dal già distruttore de "L'Unità" Walter Veltroni, di sinistra non solo non ha più neanche l'ombra, ma nella sua storia si è distinto per il suo volere e sapere replicare lo spettro della politica americana: due schieramenti, apparentemente diversi tra loro, uno dichiaratamente di destra, l'altro altrettanto di destra, ma più presentabile, magari capace di concedere con una mano qualche diritto civile mentre con l'altra toglie diritti universali. Dalla sua nascita il PD è riuscito là dove Berlusconi aveva fallito, ottenendo obiettivi che nemmeno la destra si sognava di poter ottenere e che ha ottenuto grazie al presunto avversario: l'abolizione dell'art 18, le precarizzazioni del Jobs Act, il dimenticarsi di salari fermi da trent'anni perchè terrorizzato dal pensiero d'essere sgridato da Confindustria piuttosto che dai lavoratori, la messa in atto della visione iper-aziendalista della scuola, dove gli studenti e l'istruzione sono "menù a la carte" per le aziende che possono ordinare, e influenzare, il tipo di manodopera a basso costo che a loro servirà. Per non parlare dell'equiparazione tra comunismo e nazismo, il sostegno a tutte le guerre che piacciono agli Stati Uniti, ma sempre muti e allineati a testa china sulle occupazioni di Israele nei confronti dei territori palestinesi. Ma soprattutto il PD rappresenta oggi la difesa di una visione elitaria di una politica che sotto sotto disprezza i deboli di cui si è dimenticata in una perfetta rappresentazione della politica che difende solo più se stessa. Totalmente disinteressata a quella metà della popolazione che non vota più. E' proprio Enrico Letta a dire, dopo aver vinto le suppletive a Siena con il 70% di astensione, che la vittoria è stata "straordinaria", forse non potendo dire che l'astensione è grande alleata del PD: perchè se i dimenticati tornassero a votare un partito che li rappresenta, il suo partito sparirebbe dalle percentuali a due cifre. È Il PD che, compatto, ha votato al Senato a difesa di Renzi, con una indegna e grottesca argomentazione contro i magistrati che vanno attaccati soltanto quando alcuni di loro arrivano a scoprire il malaffare della politica e dei colletti bianchi che la finanziano (come pare evidente dai documenti dell'inchiesta Open su Italia Viva). Sembra facile oggi scandalizzarsi di Matteo Renzi, che tuttavia venne osannato e votato in massa alle primarie del PD. Oggi, Enrico Letta è la versione altrettanto feroce di quel renzismo, solo, con la faccia meno arrogante. Se fosse un farmaco, sarebbe il generico di Renzi: sembra costare meno in termini di ideali traditi, per poi scoprire che la sua direzione, quegli stessi ideali - fondanti ed ineludibili di qualunque Sinistra, li calpesta, li ignora, li capovolge. E quali sono questi principi: Ne scegliamo due, i più importanti. Uno: il principio della lotta alle disuguaglianze sociali: basterebbe elencare tutte le decisioni prese dal Governo Draghi, appoggiate con entusiasmo proprio dal PD di Letta, dal Decreto Concorrenza (che pianifica surrettiziamente la privatizzazione di tutto) alla riduzione dei fondi per la Sanità dal 2024, sino alla riduzione dei fondi per la scuola - il tutto accompagnato dal sostegno, sempre entusiasta, per l'aumento delle spese militari di 13 miliardi di euro. Enrico Letta lo ha detto durante le elezioni della presidenza della Repubblica, senza alcun pudore: il suo compito è proteggere Draghi. Non la Costituzione. Non i suoi elettori. Non i lavoratori. Ma Draghi, l'uomo della più feroce destra neoliberista e tra i più sopravvalutati (dalla stampa) primi ministri della Repubblica italiana. Ma esiste un secondo principio fondante di qualunque Sinistra degna di questo nome: il ripudio della guerra. Il PD ha tradito anche questo. In piena suggestione bellicista, senza nemmeno avere il coraggio - in primis Draghi, di dirlo chiaramente: siamo in guerra ed abbiamo deciso di abbandonare qualunque ruolo negoziatore, perché se si decide di armare una delle parti si è - di fatto - co-belligeranti. E allora, dentro questo clima innamorato dei banchieri e della guerra, chiedo ad Enrico Letta e ai suoi elettori che ne condividono i passi, di retrocedere, perlomeno, dal terreno semantico che hanno invaso: il PD è di fatto, oggi drammaticamente più di prima, tristemente, un partito di destra. Che lo dicano, con ritrovata onestà intellettuale: i Democratici per le privatizzazioni, i Democratici per la scuola asservita alle aziende, i Democratici avvocati difensori di Renzi, i Democratici muti sui salari da fame, muti sulla Palestina, sulla Siria e oggi infine, i Democratici per la guerra - sono Destra. La più infima, travestita, senza pudore alcuno, Destra. E allora, pragmaticamente, l'unica possibilità che abbiamo per la difesa di questi principi è che il bacino di voti di questo partito, indebitamente occupante un territorio non più suo, si prosciughi definitivamente. Lo dico senza alcun intento provocatorio, ma con lo sgomento nel cuore: l’avversario politico per chi è abitato da principi di uguaglianza, di giustizia sociale e di ripudio della guerra – è anche e sopratutto il PD, il Partito Democratico Italiano. Mai più voti a chi brama la guerra. Mai più voti a chi, da sinistra, brama e riesce ad essere destra. Alessandro Negrini |
ALESSANDRO NEGRINI
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June 2024
Alessandro Negrini
Regista per errore, poeta per caso, flaneur per scelta. |