Le imminenti elezioni politiche mostrano da parte degli attori in campo un quasi totale disinteresse di un dato che invece dovrebbe rappresentare la linea di partenza di qualsivoglia proposta politica: quasi la metà, o forse più, degli italiani non votano più. Una politica che prende cinicamente come dato di fatto, e forse di favore, il fatto che a votare vada solo quella parte di paese che è già quella più garantita, più protetta – “i salvati”, per citare Primo Levi. Ma esiste il 50% che non vota: i disperati, gli “scartati” come li definisce Papa Francesco. E i disillusi. Chi vi scrive fa parte di questo pezzo di società: deluso, tradito dall’uno o dall’altro e che, attraversato da un disorientamento prossimo al disincanto, da un tale senso di tradimento ed un senso di esclusione così forte che ha portato tanti, troppi a pensare che il diritto al voto sia divenuto un rituale superfluo, una porta girevole che porta sempre allo stesso ingresso e, ormai da decenni, all’avvicendarsi di governi tutti sempre in linea con i paradigmi che hanno prodotto lo status quo: disuguaglianza sociale, distruzione dell’ambiente e costanti violazioni della nostra Carta Costituzionale. Oggi siamo di fronte ad un pericolo mai presentatosi prima nella storia repubblicana: la vittoria di una destra reazionaria, una vittoria così schiacciante da poterle consentire di apporre modifiche ad un qualunque articolo della Costituzione - senza nemmeno più la necessità di un referendum. Ma ancora più annichilente per chi appartiene all’astensionismo crescente è, di fronte a tale pericolo, vedere le forze che si dichiarano antitetiche a queste destre reazionarie, da un lato, intente a mettere in atto un’operazione suicida – il PD - tagliando ogni ponte con i 5 stelle ed intenti a raccogliere tutta la destra neoliberale, con i suoi tratti ideologici economici reazionari e che propongono, ancora e sempre, le stesse ricette identiche – talvolta gli stessi nomi, che hanno prodotto sia il totale asservimento delle ragioni della politica alle ragioni del sistema economico e finanziario, sia l’attuale crescita di consenso della destra reazionaria. Dall’altro, partiti che, seppur saldi nelle loro posizioni ed ideali, incuranti del pericolo di cui sopra si intestardiscono nel porre veti all’uno o all’altro, anziché trovare quel terreno comune tra tutte, sottolineiamo tutte, le forze che vogliono nei loro intenti rappresentare veramente le fasce più deboli della nostra società e - nei fatti e non nelle parole - difendere ed attuare davvero la nostra Costituzione. Noi crediamo che questo terreno comune esista. Tanti in questi anni, ed in gradi diversi, sono stati troppo acquiescenti nel far indebolire prima ed ammalare poi gli antidoti alla destra post fascista. E crediamo che, oggi più che mai, ridare voce a questo pezzo di società invisibile sia talmente urgente ed ineludibile da rendere necessaria questa nostra richiesta dal basso, a tutti voi, affinché quel terreno comune venga da voi cercato e trovato. Un terreno il cui ideale, proprio dentro quella parte di società che non vota più è, seppur atomizzato e tradito – vivo: l’attuazione di una uguaglianza sostanziale. Il terreno della giustizia sociale, della lotta alla precarietà, del pacifismo, di un antifascismo, che non sia mera celebrazione e “vano reducismo”. Perché, come Pertini disse nel 1970, la libertà senza giustizia sociale non è libertà. Il terreno comune dell’articolo 3 della Costituzione – lo sviluppo della persona umana mai come mezzo ma solo come fine – ovvero il valore della vita umana, il rispetto della persona – con diritti inalienabili – sul luogo di lavoro, a scuola, in un ospedale, per strada. Dal basso, da cittadini che rappresentano, chi in un modo chi in un altro, il vostro potenziale elettorato, crediamo che la chiave per decostruire questo tracciato iniziato ormai da due decenni, stia nell’unire – attraverso una alleanza le forze che attivamente credono nei valori sui quali si basa la nostra Costituzione. Un’alleanza che, finalmente, sappia parlare a quell’enorme pezzo d’Italia che non vota più o che, per mancanza di rappresentanza, si trova in disperata ricerca di una voce, persino a destra. Anche all’interno del PD e di LeU vi sono esponenti che vorrebbero un cambio di rotta rispetto a un ulteriore spostamento a destra dei loro partiti. Al PD e a Leu, alleatesi con Calenda e con quel centro da sempre megafono di ricette neoliberiste - chiediamo: non è il momento, ora, di affrontare la giustificata disaffezione che ha allontanato una parte importante del vostro elettorato? Ai 5 stelle, a Rifondazione, a Sinistra Italiana e ai Verdi, all’alleanza di De Magistris, a Potere al Popolo e Rifondazione, a tutti gli intellettuali che con coraggio sono stati in questi anni fuori dal coro, chiediamo – non è ora di limare le diversità e trovare una alleanza anche con le proprie relative differenze, su di un terreno che sia comune a tutti? Il terreno del pacifismo, della difesa della Costituzione, della giustizia sociale, della lotta alle mafie. Chiediamo a voi di dare ascolto a questo pezzo di società fatta di lavoratori, disoccupati, precari, docenti e ricercatori, artisti, animatori e animatrici di associazioni che vogliono faticosamente riprendere la parola a discapito di decenni di voti utili finiti con la soppressione delle speranze di cambiamento e alla parcellizzazione delle forze alternative, sempre disposte ad accusarsi tra loro e non a cercare – il terreno comune. Un proverbio del Burkina Faso dice: “Se le formiche si mettono d'accordo, possono spostare un elefante” Di fronte a questo “elefante” politico, che sembra lentamente procedere ineludibilmente verso il solito esito, chiediamo di provare, almeno, se non a spostarlo, a fermarlo: Siamo qui a rivolgerci direttamente a tutti voi perché temiamo che, proprio perché divisi e talvolta prigionieri dentro il proprio perimetro autoreferenziale, pochi dei partiti a sinistra voglia veramente parlare all’altra metà del paese: noi. Esiste un terreno che ci unisce. Vi chiediamo d’essere, finalmente, uniti al servizio di questo terreno - fatto da tutti noi: i cittadini che vogliono essere di nuovo partecipanti e non passivi e domati da questo maledetto, provocato disincanto. Cittadini che possano credere che esista un orizzonte che non solo può, ma deve unire: la persona umana come misura di tutte le cose. Formiche che spostano l’elefante. Alessandro Negrini Per chi vuole aderire può lasciare nome, professione e email sotto. |
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June 2024
Alessandro Negrini
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