Il Pub delle frasi apre quando Fiona sogna.
Appare, di notte, tra il rantolo del motore dell'elicottero in ricognizione e l’inaspettato calore d'inverno della memoria. L'arrivo al Pub delle Frasi è sempre casuale quando, girando l’angolo di un ricordo, si viene colpiti dall’improvvisa febbre del dire. Talvolta, arrivati davanti, si trovano tutte le porte ben chiuse ed occorre bussare con una mano ferma, decisa e incurante della ragione che c’insegue a dirci che un sogno è solo un sogno. Una volta dentro, al bancone, al Pub delle Frasi puoi ordinare una pinta di avverbi, di sostantivi, di verbi o una caraffa di frasi - che cominciano, la famigerata birra Incipit. I raffinati a volte ordinano i congiuntivi, una bevanda scura e densa di continuazioni profonde, ma solo se la pinta è ben spillata. Gli estroversi iniziano e finiscono la notte con gli aggettivi, che però necessitano di una spillatura lenta, dando loro il tempo di non accumularsi e di sistemarsi in giusta dose nel bicchiere, onde evitare un eccesso di schiuma. Conal, il più audace, ordina la "Ale" delle frasi d'amore. Nel Pub delle Frasi puoi narrare, trovare o perdere la frase che berrai, ogni tipo di slancio e ogni tipo di caduta in ogni tipo di bicchiere, fino all’insistente lampeggiare, quando le luci segnalano l'ultimo ordine al bar: e allora, in quel momento, si sceglie l'ultimo nome, l'ultimo verbo, qualcun altro l'aggettivo finale o mezza pinta di punteggiatura ed allora, in quel momento, dimenticando che tutto finisce e ricordando che si vive per sentirsi un noi , tutto il Pub forma e canta la sua comune, ubriacante frase della notte. Il pub delle frasi riapre quando Fiona sogna. Alessandro Negrini THE PUB OF PHRASES The Pub of phrases opens in Fiona’s dream, between the helicopter’s rotor-rattle on reconnaissance, and the unusual winter warmth of memory. Always, one’s arrival here is by chance, turning the corner of a reminiscence and smitten by the sudden fever to narrate. On occasion, when you get to the front, you'll find all doors shut. You'll need to knock with a steady, decisive hand, regardless of the sense that a dream is just a dream. Once inside the Pub of Phrases, at the bar you may order a pint of Adverbs, Nouns or a carafe of the 'Here begins" Phrases. The refined sometimes order subjunctives, but only if the pint is well pulled. Extroverts begin and finish the night with Adjectives, which however require a slow tapping, giving them time not to accumulate and to settle in the right dose in the glass, in order to avoid excess of cream. Conal, the most daring, orders the Ale of love phrases. In the Pub of Phrases you can tell and find or lose the sentence that you drink, every kind of drop in every kind of glass, until the insistent flashing lights signal the last order at the bar: one chooses the last verb, someone the last noun, someone else the final adjective or a half pint of punctuation and then, in that moment, when ones's forget that everything ends and one's remember that we live to feel a sense of "us", the whole Pub shapes and sings its own communal, intoxicating phrase of the night. The pub of phrases reopens when Fiona dreams. di Alessandro Negrini
La portata della solidarietà dimostrata nei confronti di Giorgia Meloni è quintupla rispetto a quella ricevuta da: Silvia Romano per essersi convertita all’Islam, Virginia Raggi sommersa da fango sessista solo per il fatto di esistere, senzatetto bagnati con gli idranti col beneplacito del comune di destra di Vicenza, da uno delle decine e decine di omosessuali attaccati da fascisti. Da uno, uno qualunque, delle centinaia di migranti annegati in mare. Senza nome. Senza volto. Senza telefonata del Presidente Sergio Mattarella, che sono certo da domani spenderà ore al telefono per indirizzare loro la dovuta solidarietà. Uno ad uno. Quindi, stendiamoci nella solidarietà a Giorgia Meloni e nella giusta condanna degli orrendi insulti, per dire basta all’odio – dentro una consapevolezza storica però: chi semina idee fasciste, razzismo e odio deve ricevere solidarietà, ma non può dare lezioni di solidarietà. Aggiungo che la nostra solidarietà assume sempre con più chiarezza tratti classisti: si manifesta, con enfasi, se ad essere attaccato è un rappresentante del mondo che appare, collocato nella “presentabilità” borghese, e ancor più se appartenente al PalazzoSolidarietà sfocata, invece, limitata nell’arco di un trafiletto quando va bene, ignorata quando va male – e cioè quasi sempre, se ad essere attaccato è un appartenente al mondo degli invisibili. Infine: mi chiedo, vi chiedo, ora, a Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e alla Lega: per quale motivo non propongono, appoggiano, suggeriscono una legge che punisca l’odio razziale e di genere? La risposta la sappiamo: perché la violerebbero, per poter esistere. Solidarietà. E coscienza storica. Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano: www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/22/giorgia-meloni-quando-la-solidarieta-e-classista/6109243/ Con buona pace di chi ha venduto l’imbarazzante agiografia di Draghi come il banchiere santo, keynesiano e mandato dal cielo, è uscita qualche giorno fa una notizia enorme, feroce, eclatante. L'entità della notizia è pari solo a quella del silenzio che l'ha avvolta: il neo Presidente del Consiglio Mario Draghi, al Consiglio europeo del 25 e 26 febbraio, avrebbe opposto un secco rifiuto all’invio di 13 milioni di dosi di vaccini all’Africa. Lo ha riferito il quotidiano Le Monde. Secondo la ricostruzione del quotidiano francese, alla proposta di Macron e Merkel di destinare le dosi all’Africa, Mario Draghi ha risposto con un secco no nonostante Paesi come Belgio, Svezia, Paesi Bassi e Spagna si fossero espressi in modo favorevole.
Nonostante quest’accusa pesantissima, su questo accadimento in Italia non è quasi volata parola. Padre Janvier Yameogo, voce del Vaticano per le Comunicazioni sociali l’ha definita “una vergogna”. Farebbe ora sorridere, alla luce di questo atto così ferocemente neoliberista, ripensare ai tanti articoli usciti al fine di costruire la narrazione del Draghi “Santo”. Se non fosse che fa piangere: eccola, la cultura del “capitale umano”, che è tale a patto che non sia d’intralcio come quello dell’Africa, perché dell’Africa il capitale che ci interessa sarà sempre e solo quello delle loro risorse. Eccolo uno degli effetti della trasformazione della politica in gestione aziendale: nel paradigma dove tutto viene trasformato in merce, dove ogni azione politica viene valutata non in ragione della sua giustizia sociale ma solo dal suo essere “performante”, non esistono più cittadini ma, al massimo, clienti da soddisfare: e i clienti, secondo una lettura opportunistica del malessere sociale, vogliono i vaccini. Ergo, urge soddisfare i propri clienti e i propri committenti, e chi se ne importa se quei 13 milioni di vaccini non arriveranno più in Africa. E allora, forse le domande sono dovute, per chi non è cliente, ma cittadino: è questa la blasonata competenza così idolatrata dai giornali? E’ questa l’encomiabile calma delle scelte decise che bramavano i commentatori politici? E questo il metro di successo dell’ideologia aziendalistica applicata allo Stato? Lasciare dietro un intero continente? La risposta è semplice: quella ora al governo è la destra liberale, in doppiopetto, che non grida e che in punta di piedi, con competenza ed autorevolezza, non perde la propria matrice generante: il lasciare indietro chi da sempre è indietro. Che affama. Che comprime diritti, lo stesso senso della solidarietà cristiana, il credo religioso al quale paradossalmente tutti loro appartengono. Sottraendo, persino l’ipotesi di sognare la dignità, perché la dignità è un favore e non un diritto, la solidarietà una futilità e non un dovere. Ma le domande dovrebbero proseguire, entrando nel tessuto istituzionale: non rammentiamo alcun passaggio nel discorso al Senato di Mario Draghi dove si ipotizzasse una accelerazione sui vaccini a discapito degli aiuti all’Africa. A quale titolo Mario Draghi ha preso questa decisione? In nome di chi? E perché nessuno gliene chiede conto? Quando e dove e chi ha deciso che questa decisione enorme facesse parte di quella “delega aziendale” con la quale gli è stato affidato il Paese? Perché non ne riferisce in Parlamento? Quanto accaduto è un atto di una violenza pregna di una sola logica, la risposta alle domande fatte sopra: l’inconfessabile dis-prezzo per chi non può avere un prezzo. In tutto questo, la stampa ignora la notizia, senza nemmeno che vi sia il bisogno che la censura le venga imposta. La ignorano e basta, in una sorta di azione pavloviana dove – quando l’argomento sono le responsabilità verso gli ultimi, ultima deve essere la notizia che loro riguarda. E’ una resa, assoluta, feroce, desolante di fronte alla cultura che i competenti chiamano dell’efficienza e che i vinti, gli invisibili, chiamano del disumano. La Storia ufficiale è abitata da tante storie invisibili e tuttavia nude. Non basta, non basterà vestirle con la perizia e la preparazione per renderle meno disumane. L’articolo è pubblicato anche su Il Fatto quotidiano www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/12/draghi-il-dis-prezzo-competente-per-chi-non-ha-santi-in-paradiso/6129737/ |
ALESSANDRO NEGRINI
Appunti, provocazioni, pinte e danze. Archives
June 2024
Alessandro Negrini
Regista per errore, poeta per caso, flaneur per scelta. |