Il “Paradiso” ritrovato e documentato da Alessandro Negrini
di Giorgio Macario - www.lua.it, Libera Universita' dell'Autobiografia di Anghiari.
Al Club Amici del Cinema di Genova-Sampierdarena giovedì 28 febbraio 2015 è stata organizzata una serata dedicata alla visione di un film davvero particolare intitolato “Paradiso”, alla presenza del regista, Alessandro Negrini, regista italiano che risiede stabilmente ormai da un decennio in Irlanda del nord, a Derry. Si tratta di un film-documentario, commissionato dalla BBC, che ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo ed è stato selezionato in oltre 50 Festival vincendo 17 premi internazionali.
Prima ancora di entrare nella sala, in attesa di vedere quanto il ‘Paradiso’ possa essere raggiunto in terra, diversi sguardi si incrociano e saluto cordialmente alcune persone con le quali si sono condivisi percorsi diversi. Il cinema si riempie rapidamente. Nel preambolo molto dettagliato sento che il “raccontarsi” è al centro dei percorsi filmografici –OVEST.DOC quello attuale- organizzati da questo presidio cultural-territoriale in uno dei quartieri più ‘discussi’ della città di Genova. Capisco allora che avrò sicuramente modo di condividere con gli amici e con i colleghi della Libera Università dell’Autobiografia in tutta Italia racconti di vita particolarmente interessanti.
Il regista, Alessandro Negrini, nel presentare brevemente il film, parla di “una piccola fuga da un piccolo carcere situato a Derry, nell’Irlanda del nord”. Il realtà il carcere è un quartiere protestante –The Fountain- situato come una enclave nella parte cattolica della città e interamente circondato da un alto muro. La musica sarà lo strumento metaforico dell’evasione, dice, e conclude: “Spero che il film vi piaccia e che vi faccia anche venire voglia di ballare.”
Poche parole, anche se particolarmente efficaci, che hanno giustamente lasciato spazio alla visione del suo lavoro, la cui delicatezza e poesia non sono facili da descrivere.
“La vita non è la festa che ci aspettavamo ma siamo qui e balliamo” - Anonimo, si legge quando le luci si spengono, mentre dopo alcune scene si sente pronunciare la frase: “I vincitori scrivono la storia; gli sconfitti scrivono canzoni”. Potrebbe bastare questo duplice passaggio per capire che il regista fin da subito cerca di rendere a tinte leggere e tenui tematiche e ‘sfondi’ piuttosto complessi e grevi.
Il filo narrativo prende atto di una difficile pacificazione fra le opposte fazioni dei nazionalisti cattolici e degli unionisti protestanti dopo ‘the Troubles’, ‘i disordini’ come viene eufemisticamente indicata la guerra civile culminata nella ‘Bloody Sunday’ del 30 gennaio 1972. Dopo aver esemplificato tale condizione, connessa ad una paura strisciante e costante, facendo percorrere ad uno dei protagonisti i 240 passi che servono per completare il giro dell’intero muro e tornare al punto di partenza, tutti i passaggi principali restituiscono la gioia di vivere e la vitalità di baldi settantenni e di arzilli ottantenni.
La ‘pazza idea’ di far danzare ancora insieme protestanti e cattolici in uno stesso luogo, come accadeva fino agli anni ’60, si dipana fra i pub –il ‘PARADISE’ era appunto uno dei più noti- dove si intrecciano, fra fiumi di Guinness, le fasi preparatorie del progetto e la vecchia sala da ballo ‘THE MEM’, abbandonata da decenni, che verrà appositamente riaperta per l’occasione. Roy Arbuckle, musicista e trovatore, rimette insieme il vecchio gruppo dei ‘The Signetts’ per animare la serata e tutto il percorso viene magistralmente, e delicatamente, rappresentato da inquadrature quasi sempre ‘buone alla prima’, ma frutto di un lungo lavoro fatto ‘con le persone’ e non ‘sulle persone’, come tiene a precisare il regista nel dibattito successivo alla visione.
Sono innumerevoli i protagonisti ed i momenti, colonna sonora compresa, che non si dimenticano: le ‘bamboline del Fountain’, due sorelle che volano sulle ali delle note; il malore di uno dei musicisti durante le prove che non viene ripreso dalla telecamera che indugia sulla porta e si astiene dall’entrare in stanza; il sassofonista del gruppo che sparisce a metà dell’impresa e diventerà il personaggio –complice l’assenza- più intrigante del film; le gustose scaramucce fra i musicisti attempati solo nell’aspetto esteriore; il sostanziale successo della serata finale e molto altro ancora. Un’ora di filmato che porta tutti noi a vivere questo tempo sospeso alla ricerca dell’incanto fragile della gioventù e di una riconciliazione indispensabile ma quasi irraggiungibile.
Ah, dimenticavo di dirvi che il film è in inglese con i sottotitoli in italiano, ma quasi non ci se ne accorge (caso più unico che raro). Ed è lo stesso regista ad avermi indirettamente suggerito la chiusura di questo scritto riportando una perla di saggezza delle ‘bamboline del Fountain’ che recita: “Occorre un sacco di tempo per diventare giovani”.
Se dovessi emettere un giudizio sintetico, direi: imperdibile.
PARADISO
Regia: Alessandro Negrini
Durata: 60'
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Italia/Irlanda del Nord
Produzione: Besom Productions
Link: Il sito del regista