Diceva Eduardo Galeano che il linguaggio è il più grande strumento di scippo della Storia. Le parole, nate per definire le cose, per dare loro volto, divengono velo per occultarle, sbiadirle dentro un revisionismo graduale ma incessante. È la grande macchina dell'oblio obbligatorio, che non necessita nemmeno più di censura, ma di abili operazioni di neutralizzazione dei significati e delle responsabilità. Ma la Storia, non è mai neutrale.
Il 14 giugno del 2011 il Parlamento italiano ha approvato la legge n. 101 che istituisce la Giornata nazionale in "Memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo". Da allora questa Giornata ricorre il 9 ottobre di ogni anno, giorno dell'anniversario del disastro del Vajont. Ho passato tanto tempo in questi anni a frequentare e ad ascoltare gli ertani. La loro fatica anche solo a parlare di quella ferita mai chiusa, sempre in faccia a loro, con quella lama bianca, quel pezzo di Monte Toc mancante davanti ad ogni finestra che si apre. Il perenne silenzio sulla seconda storia del Vajont, quella mai narrata, quella che voleva fare sparire Erto dalle mappe per sempre dopo il disastro, con parte degli ertani a ritornare abusivamente nelle loro case e a resistere contro quella sentenza degna di una favola al contrario: Erto cancellata dalle mappe. Da undici anni, "Incuria": come se si fosse trattato di una mal manutenzione della diga. E non di una regia precisa e consapevole, di un disastro compiuto dalle mani non dell'Uomo, espressione generica, ma dell'Uomo al cieco servizio del profitto. Il risultato di un pianificato percorso di arricchimento spietato, crudele, disumano anche al costo del rischio della morte di migliaia di persone. La favola, tanto cara a Draghi ed oggi a chi gioca al gioco della guerra, del rischio calcolato. E che importa se quel calcolo non verte solo su equazioni ma su vite umane. Undici anni dopo, quella formula usata nella legge e quella parola 'incuria", votata da tutti i partiti, contestata da nessuno se non da coloro che non l'"incuria", ma la pianificazione del profitto anche a costo della morte l'hanno conosciuta spalanca il bisogno di difendere, sempre, la Storia dai tentativi di rimontaggio e ri-scrizione. La diga resse. Quasi duemila persone persero la vita. I famigliari, per anni, per poter testimoniare o anche solo assistere al processo dovettero recarsi a L'Aquila. Perché è anche stancando la rabbia delle vittime che il potere protrae l'ingiustizia. La sentenza definitiva della Cassazione arrivò 14 giorni prima della prescrizione, il 25 marzo 1971. Furono condannati i pesci piccoli. Cinque anni a Alberico Biadene (dipendente Enel-Sade) e tre anni e otto mesi a Francesco Sensidoni (dipendente del ministero dei Lavori Pubblici) ritenuti responsabili del reato di inondazione - frana compresa - e omicidi. Sia Biadene che Sensidoni godranno di un condono di tre anni. Enel e Montedison (ex Sade) vengono estromesse dal giudizio penale in sede d'appello: la valutazione delle loro responsabilità viene rimessa al giudizio civile, che le condannerà in solido al risarcimento dei danni. E allora, nel grande quotidiano spettacolo dell'avvelenamento semantico, dove la parola "Potere" sempre più si identifica con "Impunità", in questo paradigma italiano che sembra eterno - il Vajont non è pluriomicidio premeditato, non un crimine contro l'umanità. Ma disastro causato dall' "incuria". Sì, incuria. Ma del rispetto della Storia. E tuttavia la memoria, inscalfibile, è sovversiva, perchè scavalca la diga più pericolosa, quella delle parole nate per neutralizzare le responsabilità. Un abbraccio, lungo e perenne, a coloro di cui conosco i volti, ed il loro indomabile esigere dignità per la loro storia, volontà che mai sarà domata. Mai. Alessandro Negrini INCURIA [in-cù-ria] s.f. (pl. -rie) Mancanza di cura, di diligenza; trascuratezza: i. nel fare un lavoro || Sciatteria: i. nel vestire |
ALESSANDRO NEGRINI
Appunti, provocazioni, pinte e danze. Archives
June 2024
Alessandro Negrini
Regista per errore, poeta per caso, flaneur per scelta. |