di Alessandro Negrini
Racconta lo scrittore Juan Gelman che una volta su di un bus sentì una conversazione tra due operai che tornavano esausti dal lavoro. Erano muti di stanchezza. Uno di loro, ad un certo punto alzò la testa e disse al suo compagno una cosa, piccola, semplice, feroce: “Sai cosa mi piega più di tutto? Che ci spacchiamo la schiena, e rimaniamo poveri”. A piegare la schiena di quei due operai era la mancanza di speranza. Speranza a sua volta piegata, lentamente e per decenni, dalle Elites ed i loro rappresentanti politici, giornalisti, intellettuali, banchieri per i quali l’idea di lavoro come diritto collettivo alla dignità andava mutata in quella di merito e di resilienza individuale: la retorica ultraliberale, che veicola la sua brama di profitto per pochi attraverso due concetti che aborro: il criterio del merito ed il criterio della resilienza. Se non lavori, è perché non sei in grado di sfruttare le occasioni che questo meraviglioso sistema ti sta dando. Ma la risposta a questa retorica è sulle labbra di quei due operai sul bus. Perché cosa c’è tra le cose più intollerabili di una civiltà degna di questo nome dell’avere milioni di persone che rimangono povere – lavorando - e spesso, troppo spesso, su quel luogo di lavoro ci muoiono? Mattarella, nel suo discorso di (re)insediamento, tra le tante cose che hanno entusiasmato i più, ha detto: “Mai più morti sul lavoro”. Bellissima dichiarazione, forte, chiara. Peccato che le sue siano - parole al vento. Il Governo Draghi, che Mattarella un anno fa ha imposto dando una spallata ricattatoria al parlamento, proprio per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro ha abolito i controlli a sorpresa alle imprese. Questo abominio, legittimato da tutti i partiti che sostengono il governo, dalla Lega al PD , i 5 Stelle ed ovviamente Italia Viva e Forza Italia, è presente nell'apposita delega contenuta nel “DDL Concorrenza”: "prima di ogni controllo dovrà esserci una telefonata per programmare il controllo, specificarne la natura, individuarne i contenuti e i documenti necessari, i giorni in cui arriverà". Tradotto: eliminando l’effetto sorpresa, tutte le imprese che violano le norme non verranno mai prese sul fatto. Ovviamente, per legittimare questo invito indiretto a provocare più morti sul lavoro, il governo Draghi utilizza un linguaggio positivo: “D'ora in poi la parola d'ordine sarà "rispetto reciproco, civiltà, gentilezza e cortesia”. "Non ci saranno divise o mitragliette in vista". Non più tutela dei lavoratori e del loro diritto a non rischiare la propria vita, ma “gentilezza reciproca”. Traduzione: io proseguo ad ignorare le norme, tu Stato sii gentile e avvisami prima di venire a controllarmi, così evitiamo di farci scoprire ed iniziare inutili procedure giudiziarie. Poco importa se uno dei costi per difendere non le persone ma il PIL sono due, tremila morti l’anno. Se si osserva il rapporto tra ispettori e ispezioni alle imprese, già ora, un’impresa ha statisticamente la possibilità di subire un controllo sulla sicurezza una volta ogni undici anni. Tra questi controlli, oltre il 90% delle imprese edili sono risultate irregolari e non applicano le normative sulla sicurezza sul lavoro. E come risponde il governo di fronte a tutto questo? Silenzio. E senza pudore, lo ha detto chiaramente l’osannato banchiere Draghi - davanti agli occhi incantati di quasi tutti i politici e giornalisti: “Io proteggo il PIL”. I diritti, gli anziani, le persone, i lavoratori - se d’intralcio, dovremo chiudere un occhio anche sulle loro morti, liquidate con qualche parola di circostanza. E’ l’unica ideologia, proprio di coloro che ci ripetono che non bisogna ideologizzare, ma essere concreti: l’idolatria del Santo PIL. C’è una stretta relazione tra precarietà, salari da fame e incidenti nei posti di lavoro. Paghe orarie che fiancheggiano quelle del caporalato, da 4 euro l’ora, 5 euro l’ora, 7 euro l’ora si accompagnano ad appalti sempre al ribasso da un lato (dove per poter essere “concorrenti”, ad essere tagliati sono proprio i costi sulla sicurezza) e milioni di persone costrette o a doppi lavori, o sbattute sul luogo di lavoro senza aver potuto imparare come si usa un muletto, una stampatrice, un macchinario tessile. Le stime, tenendosi bassi, sono tra i 1200 e i 2000 morti l’anno. Se queste morti erano evitabili, e lo erano, allora di omicidi colposi trattasi. Come difenderci da questa, vera (non fantomatica come quella sanitaria) dittatura di questa visione che si riassume nel “Proteggiamo il PIL”? Rileggendo la nostra Carta Costituzionale, partendo da questo: Art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Qualunque contratto che propone 4, 5, 6, 7 euro l’ora viola palesemente l’articolo 36. L'Italia è l'unico paese dove in dieci anni i salari sono calati, -2,9%, persino la Grecia ha visto crescere i propri salari. Lo sa bene l’avvocato Fausto Raffone: nelle sue cause contro lo sfruttamento sul lavoro, si appella proprio all’articolo 36: quei contratti sono anticostituzionali, Ha vinto quasi tutte le cause. Sono contratti presenti nel registro del CNEL (in totale sono più di 900) ideati dai partiti di destra e sinistra (?) che non hanno fatto nulla per limitarne la proliferazione. Nessun governo italiano l’ha proposta. Mai: la battaglia che va fatta è lottare per la legge che garantisca un salario minimo per tutti. Tutti. Iniziamo a vedere, da qui, quanto sono al vento le dichiarazioni ufficiali di lotta alla povertà. E quando diranno, perché lo diranno – i padroni e i loro megafoni (i banchieri al governo, i giornalisti, i politici - che mai hanno provato in tutta la loro vita salari da fame) che occorre essere concreti, che occorre il principio del merito, che occorre essere resilienti, rispondiamo così: “Articolo 36 della Costituzione Italiana: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." |
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June 2024
Alessandro Negrini
Regista per errore, poeta per caso, flaneur per scelta. |